Nel 1570 Palladio dà alle stampe I Quattro Libri dell'Architettura, nei quali traccia il bilancio di una carriera quarantennale costellata da straordinarie realizzazioni. Nelle tavole ville e palazzi appaiono come l'architetto li aveva immaginati, perfetti, ovvero indenni dai compromessi talora dettati dalla natura dei luoghi o da preesistenze edilizie, e sontuosi, come non sempre sono stati realizzati per ristrettezza di fondi o altre contingenze negative.
L'eredità del Palladio non ha uguali nella storia dell'architettura del mondo occidentale e fors'anche in assoluto. Il suo trattato ha contato numerose ristampe e traduzioni in più lingue, col risultato di amplificarne il messaggio e diffondere lo stile palladiano in tutto il mondo, dall'America alla Nuova Zelanda, bene al di là delle prospettive temporali che l'autore avrebbe potuto immaginare.
Lo stile di scrittura è immediato e preciso, corrispondente al carattere dell'autore che le cronache del tempo descrivono come una persona colta e affabile. Il dettaglio delle descrizioni rivelano una padronanza straordinaria dell'argomento, tanto negli aspetti materiali, appresi nel lungo tirocino, prima come apprendista e poi come capomastro, quanto nelle visioni d'insieme, maturate al cospetto dei capolavori dell'architettura classica.
Michelangelo era un artista introverso e impulsivo. Leonardo era un mostro d'intelligenza. Palladio era un uomo d'equilibrio e misura, doti che traspaiono anche dai suoi ritratti, con uno straordinario senso delle proporzioni e dei rapporti spaziali. Questa, l'irripetibile combinazione che ne ha fatto un genio. Ma al di là di tutto, una persona serena, che proprio della serenità ha fatto la matrice della propria arte e l’arma vincente nella sfida che ogni artista lancia al tempo.
I quattro libri dell'Architettura
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